Contabilità startup: gli errori più comuni
Dalla prima nota alla gestione IVA: una guida pratica per startup che vogliono costruire le basi della contabilità solide fin dai primi mesi
BUSINESS PLAN E BILANCIO
6/23/20253 min read


Contabilità startup: gli errori più comuni
Gestire la contabilità in una startup non è solo una questione fiscale. Una buona organizzazione contabile, fin dai primi mesi, può fare la differenza tra una startup che scala e una che si blocca sul nascere. In questo articolo vediamo gli errori più comuni commessi dai founder (e come evitarli), oltre a qualche consiglio pratico per costruire basi solide fin da subito.
Perché la contabilità è cruciale fin dal day one
Impostare fin da subito un sistema contabile chiaro e scalabile permette di:
evitare sanzioni o ritardi fiscali
risparmiare tempo (e costi) in fase di due diligence
avere dati affidabili per prendere decisioni
rafforzare la fiducia di investitori, soci e collaboratori
Gli errori contabili più frequenti tra le startup early stage:
1. Costi mal imputati
Molte spese vengono registrate in modo generico, senza distinguere tra costi capitalizzabili (sviluppo software, ad esempio) e costi operativi. Questo altera la visibilità sulla marginalità e può creare problemi in sede di bilancio.
2. Mancanza di prima nota interna
Senza una prima nota aggiornata, è impossibile avere un quadro preciso della liquidità aziendale e dei flussi finanziari. La prima nota consente di registrare ogni movimento anche quelli ancora non visibili sul conto bancario come anticipi, assegni, spese con carta aziendale o pagamenti in sospeso. Molti founder si affidano solo all'estratto conto, ma questo mostra solo una parte della situazione: non rileva movimenti futuri, non distingue le voci di spesa e non aiuta a prevedere il fabbisogno di cassa. La prima nota è lo strumento minimo per tenere traccia dei movimenti in entrata e uscita, ed è il primo passo verso una gestione finanziaria consapevole
3. IVA gestita in modo superficiale
Molti ignorano i meccanismi dell'IVA, soprattutto in presenza di vendite B2B internazionali, dove entrano in gioco regole specifiche come il reverse charge e l’obbligo di identificazione fiscale in altri Paesi UE. La mancata applicazione corretta di queste regole può generare errori nella liquidazione, esposizioni fiscali impreviste, e in caso di controlli sanzioni anche rilevanti. Inoltre, non tutte le operazioni estere seguono lo stesso trattamento, per cui è fondamentale sapere quando applicare o meno l’IVA e come documentarlo correttamente in fattura e in contabilità.
4. Errori nella gestione del capitale sociale
Capitale non versato correttamente, modifiche statutarie non registrate, mancanza di documentazione ufficiale (come delibere assembleari, verbali o moduli firmati) sono criticità frequenti nelle prime fasi. Queste omissioni possono rallentare o compromettere una due diligence in fase di fundraising, poiché gli investitori vogliono verificare la regolarità formale e sostanziale della struttura societaria. Inoltre, problemi legati al capitale sociale possono impedire l’accesso a bandi o agevolazioni, o creare ostacoli in caso di aumento di capitale o ingresso di nuovi soci.
5. Assenza di reportistica interna
Il bilancio civilistico arriva tardi e spesso non offre una visione utile al team. Senza una reportistica mensile o trimestrale, la startup naviga a vista. È fondamentale avere:
visibilità su entrate e uscite
monitoraggio dei KPI chiave
strumenti per valutare scenari e prendere decisioni rapide
Alcuni consigli pratici:
Apri un conto business separato fin dal giorno 1
Registra ogni movimento (anche piccoli) con un tool di prima nota
Collabora con un commercialista esperto in startup
Utilizza strumenti digitali come Xero, Qonto, Fatture in Cloud, Dext, TeamSystem
Fai una chiusura mensile anche semplificata (entrate/uscite/KPI)
Commercialista e CFO: due figure chiave per crescere bene
Avere un professionista che segue la parte contabile non significa esternalizzare completamente il controllo. Il founder deve rimanere coinvolto, sapere dove va il cash e avere una base dati interna.
Il ruolo del commercialista
Un buon commercialista non serve solo a “fare il bilancio”. Deve:
conoscere le agevolazioni per startup innovative
sapere come gestire aumenti di capitale, nota integrativa e startup con sede estera
supportare l’impostazione di una contabilità funzionale alla crescita, non solo agli adempimenti
CFO interno vs esterno: pro e contro
CFO interno
Pro: presenza continuativa, profonda conoscenza del business, reattività immediata, supporto strategico diretto al founder e al team.
Contro: costi fissi elevati, difficile da reclutare nelle fasi early, rischio di overstaffing se la complessità contabile è ancora limitata.
CFO esterno (fractional o advisor)
Pro: accesso a competenze senior a costi sostenibili, flessibilità nell’impegno, visione trasversale grazie all’esperienza su più aziende.
Contro: minore coinvolgimento operativo, tempi di risposta potenzialmente più lenti, possibile mancanza di allineamento culturale.
In fase early, spesso la scelta migliore è partire con un CFO esterno esperto in startup e valutare un inserimento interno solo quando l’organizzazione e il budget lo permettono.
Una buona contabilità non serve solo a "fare il bilancio". Serve a guidare meglio la tua startup, evitare rischi inutili e prepararti al meglio per i prossimi round.
Evita gli errori comuni, organizza bene i numeri e costruisci basi finanziarie solide. Gli investitori se ne accorgeranno.
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